martedì 15 giugno 2010

Un po' di sano stress al giorno..toglie il medico di torno!


“La vita richiede polarità: alto grado di tensione per la realtà e la combattività da una parte, profonda distensione, sgorgante dall’interno, dall’altra” (J. H. Schultz). Lo stress (che significa sforzo in inglese), questo termine oramai usato, abusato e “commercializzato” (dilagano rimedi e trattamenti di vario tipo, definiti “antistress”), è in realta una parola impiegata, in origine, in ingegneria per indicare la tensione e lo sforzo cui è sottoposto un materiale rigido in condizioni di sollecitazione e fu usato per la prima volta, nell’attuale accezione, nel 1936, dal fisiologo ungherese Hans Selye quando osservo’ la reazione organica presentata da alcuni animali in seguito alla somministrazione di alcune sostanze stressogene.

E' sempre lo stesso Selye ad aver compiuto una distinzione tra due tipi di stress: eustress e distress. L’eustress, o stress buono, e’ quello indispensabile alla vita, che si manifesta sotto forma di stimolazioni ambientali costruttive ed interessanti. Il distress e’ invece lo stress cattivo, quello che provoca grossi scompensi emotivi e fisici difficilmente risolvibili. Ognuno di noi risponde agli eventi stressanti in modo diverso, questo perche’ ogni persona fa esperienze diverse e reagisce in maniera diversa; inoltre noi impariamo a comportarci in un certo modo di fronte a certi stimoli e questi meccanismi di apprendimento agiscono in modo automatico, al di fuori della nostra consapevolezza. In pratica, la risposta stressante e’ influenzata da almeno due ordini di fattori che sono: il tipo di evento da fronteggiare ed il significato che lo stimolo assume per il singolo soggetto assieme al modo in cui egli ha imparato a reagire (lo stesso evento, ad esempio un viaggio, puo’ rappresentare uno stress positivo se legato ad una buona occasione di lavoro o a puro piacere, puo’ rappresentare uno stress negativo laddove invece sia legato a circostanze negative o, ad esempio, se si ha paura di viaggiare; inoltre il modo di reagire puo’ essere diverso anche a seconda della cultura a cui si appartiene). Fondamentalmente la risposta di stress e’ una risposta positiva, poiche’ ci prepara a “combattere o fuggire” ( parlando in termini evolutivi) di fronte ad un pericolo, ovvero e’ un modo di allertarci e rispondere alla situazione che dobbiamo affrontare. Nella fase definita di ALLARME l’organismo si trova ad essere sottoposto ad uno stimolo ed attiva uno stato di allerta con aumento del battito cardiaco, della circolazione sanguigna, del ritmo respiratorio, della produzione ormonale per fronteggiare lo stimolo stesso. Se l’evento stressante si prolunga si passa alla seconda fase, la RESISTENZA, in cui l’organismo funziona ad un ritmo piu’ elevato. Qualora anche in questa fase l’evento non e’ stato fronteggiato si passa alla terza fase definita d’ESAURIMENTO, questa fase risulta essere molto nociva per l’organismo in quanto la cronicizzazione delle risposte produce all’organismo danni sia dal punto di vista fisiopatologico che psicologico e comportamentale. Il nostro Sistema Nervoso Autonomo, che presiede al funzionamento di tutti gli organi al di fuori del controllo della volonta’ e della coscienza, espleta le sue funzioni tramite il lavoro sinergico del Sistema Nervoso Simpatico che controlla le reazioni di lotta e fuga e dal Sistema Parasimpatico che presiede al riposo, alla calma, alla digestione e ad altri processi autonomi. Per affrontare al meglio le situazioni stressanti si deve poter contare sull’attivazione di entrambi i sistemi che entrano in azione compensandosi reciprocamente in caso di necessita’; quando il simpatico e’ attivato in caso di allarme il parasimpatico entra in blocco sino a che il pericolo non e’ passato, viceversa nella tranquillita’ e’ il parasimpatico a prendere il comando. L’atteggiamento ottimistico sembra svolgere una funzione molto importante nella gestione e regolazione dello stress in quanto favorendo il senso di controllo sugli eventi stressanti, riduce la sensazione di essere vittime degli eventi e delle proprie reazioni emotive. Inoltre, contribuisce in modo significativo a superare la cosiddetta anestesia da stress (ossia, il fatto che lo stress, attivando e innalzando i vari sistemi nervosi di risposta alle richieste dell’ambiente, anestetizza l’organismo che non risulta piu’ in grado di cogliere i segni di allarme per l’esaurimento delle proprie risorse e sottovaluta i segnali d’allarme che indicano un eccesso di impegno e prestazione). In pratica c’e’ chi ricorre alla cocaina per non sentire la fatica e lo stress, ma siamo gia’ predisposti a raggiungere un certo livello di anestesia da stress, soldi sprecati quindi; e, per di piu’, in entrambi i casi il nostro corpo e la nostra psiche possono risentirne, anche molto seriamente. Siamo umani, abbiamo dei limiti, davanti a stress, fatiche emotive, cognitive o fisiche eccessive, dobbiamo fermarci, riconoscerci e darci un limite. Cosi’ come davanti a periodi oltremodo lunghi di fiacca, rilassamento e stasi, non dobbiamo invece fermarci e rinchiuderci nel nostro guscio, ma attivarci! Forse, tra queste pagine virtuali, seguiranno altri dettagli sulla fisiologia, le conseguenze e le modalita’ di gestione dello stress. Per ora mi fermo. Lo stress, fa parte della vita; lo sforzo fa parte della vita, a volte bisogna sforzarsi di accelerare i propri ritmi, bisogna darsi la forza di reagire agli eventi e affrontarli, a volte bisogna lasciarsi andare, farsi cullare dagli eventi e saper aspettare; gli eventi piacevoli o meno che siano accadono, sta a noi viverli al meglio e rispettando i limiti e le qualita’ di cui la natura ci ha dotato. Una vita sana, dal punto di vista fisico, cognitivo, emotivo, ed anche interpersonale (vicinanza-lontananza), si svolge all’interno della bipolarita’ di tensione e rilassamento.

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