martedì 22 maggio 2012

Brevi considerazioni sul raccontare, scrivere, leggere, ovvero: dell’utilizzo della narrazione in terapia

Banale ed ovvio: raccontare è catartico e terapeutico di per sé, certo. Ma non è del fatto che raccontarsi è di per sé terapeutico che oggi voglio parlare e neppure in questo breve spazio voglio, per oggi, addentrarmi nella complessa definizione della narrazione e delle sue molteplici sfaccettature. Voglio solo far il punto su una questione: narrare rappresenta l’unico modo che l’essere umano possiede per far conoscere un accaduto o la propria storia. Non è possibile, infatti, presentarsi al mondo se non narrandosi. Quando parlo di narrazione non mi limito a intendere la sola narrazione di tipo verbale ovviamente. L’operazione narrativa, infatti, può avvenire attraverso vari canali (dal linguaggio parlato, alla scrittura, all’immagine video, ai gesti e alle posture, ecc.); ma in q uesto spazio voglio mantenere il focus soprattutto sui libri e sulla loro fruizione, e voglio portare all’attenzione di chi legge alcune riflessioni. Iniziamo: scrivere qualcosa, come leggerlo, può facilmente cambiare il nostro umore ed avere forti implicazioni sul resto della nostra giornata; questo è sperimentabile in ogni momento della nostra vita, attraverso un libro che ci siamo scelti o che ci è capitato per caso tra le mani, un servizio del telegiornale, un dialogo sentito senza volere sull’autobus, una scena intravista dal treno. E inoltre provate a rileggere una vecchia lettera, un vecchio biglietto di auguri o, visto che siamo nell’era digitale, una vecchia email, che effetto vi fa? Dal passato emergeranno magari incredibili similitudini col presente o enormi rotture con lo stesso, e magari in un’email di oggi scoprirete invece di aver perso il brio che caratterizzava la vostra comunicazione o di averla resa invece più espansiva. La nostra scrittura o il modo in cui elaboriamo storie che ascoltiamo o leggiamo, ci caratterizzano profondamente. Fruire di un testo o scriverlo, attivano sia il nostro registro emotivo che cognitivo. Leggere un libro, scrivere un testo possono pertanto essere un ottimo esercizio di pratica cerebro-emotiva, per conoscerci di più e per ampliare i nostri schemi relazionali e comunicativi. Pensate a quanto rifiuto ci suscitino talvolta alcuni libri, eppure in quell’esatto momento stiamo sperimentando uno stile di scrittura, di pensiero, di comunicazione così lontano da noi che ci crea rifiuto. Leggere o scrivere delle storie ci permette di sperimentare e conoscere stili relazionali, “copioni” che non utilizziamo o di riconoscerne alcuni che magari utilizziamo troppo. Sono anni oramai che il mondo scientifico ha rivolto la sua attenzione all’utilizzo degli strumenti narrativi in terapia. Personalmente credo che per chiunque, e tanto più per chi sta seguendo un percorso di psicoterapia, la lettura, la scrittura e la riscrittura ( ad esempio riscrivere vecchie lettere, modificando la forma) possano rappresentare un’esperienza intensa e significativa. Tornerò in un altro post a raccontarne un po’ di più. In chiusura di questo breve post: Micheal White era solito dire la patologia è solo una particolare struttura narrativa e che la terapia è un intervento su di essa; riprendo le sue parole e riformulandole mi viene da dire che la vita è una particolare struttura narrativa fatta da ciò che è stato scritto per noi e da quanto abbiamo voluto/potuto scrivere noi. Giocare con le narrazioni attraverso libri, scrittura e riscrittura, credo che sia una possibilità creativa di intervenire sulla nostra vita, solo per rileggerla o anche per riscriverla o più semplicemente per scriverne delle nuove e piacevoli pagine.

2 commenti:

  1. un sincero apprezzamento per il post da parte di una vecchia amica aspirante scrittrice, che spesso ha condito i momenti più intensi della propria vita con pagine e pagine di fantasie, autoanalisi, sogni e progetti..senza mai peraltro salire sul trampolino per provare a condividere con il mondo le suddette pagine!
    Bruna

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    Risposte
    1. Non ci crederai, ma ricordo della scrittrice che era in te. Grazie dell'apprezzamento. Credo che la scrittura e la lettura abbiano un potenziale terapeutico incredibile.
      p.s.: per il trampolino non è mai troppo tardi!

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