giovedì 21 aprile 2011

Multietnicità


Sono giorni difficili per il confronto tra culture..anzi sempre più, più che confronto si percepisce scontro e tensione...
E così anche in seguito ad esperienze di vita di questi ultimi giorni ho ripensato ad un articolo scritto qualche anno fa, solo uno spunto di riflessione con l'amarezza per le vite perse e disperse ...

Io e lo straniero: anima multietnica?

Avvicinati, dice lo straniero: A due passi da me sei ancora troppo lontano.Mi vedi per quello che tu sei e non per quello che sono io”.(Jabès E.)

Multiculturalità, multietnicità, libertà, diversità, uguaglianza : equilibrio precario dell’odierna società,sfida fondamentale cui il mondo postindustriale deve far fronte, ma qual è il punto? Sembrerebbe essere l’incontro e lo scambio con l’altro,l’estraneo, lo straniero, e ciò che accade in tale circostanza.
Soprattutto quando lo straniero è vicino, “ci abita”, non più rassicurante estraneità (rassicurante perché sappiamo come difenderci da essa rinforzando le nostre posizioni), quando dall’oggetto (piatto tipico o manufatto artigianale)si passa ad un soggetto che mi incuriosisce perché straniero e mi spaventa proprio in quanto tale, allora quest’altro, nella sua distanza ‘dice’ la mia distanza da me stesso. Bisogna allora, forse, rinunciare all’abitudine di prendere l’altro come una superficie che riflette le nostre pretese. “L’altro fa esplodere il tutto impudente di cui si alimenta la mia pretesa, il mio comune modo di vedere, il mio comune modo di pensare”(Rovatti A.) e la questione diviene allora essere disposti a divenire un po’ stranieri,iniziare ad avere un’esperienza di noi stessi che muova dall’ombra che siamo (piuttosto che dalla luce che pretendiamo di essere) e scorgervi la nostra diversità,la nostra intolleranza, la nostra incapacità di ascolto; si può esercitare un dialogo con l’alter ego che è in noi, con questo ‘straniero’ che ci destabilizza, con quest’ombra che ci ripara e nasconde allo stesso tempo per uscire da una mediocrità quotidiana, “quella che ha bandito lo Straniero, in cui il Medesimo si ritrova con il Medesimo e tutti lavorano per accumulare illusoria pienezza e per affermare se stessi, alzando la voce, moltiplicando le parole, potenziando il vedere, agguerrendo il pensiero, chiamando l’altro all’efficienza e al contratto. E crollando, al tempo stesso, sotto il peso della propria disperazione”(Rovatti A.).
Si può iniziare a riconoscere ed accettare l’altro che è in me, per arrivare a riconoscere ed accettare l’altro da me;si può iniziare a considerare tutti i colori dell’anima e a concepire un’anima multietnica; si può fare un primo passo verso una coscienza (individuale e collettiva)multietnica. Si può iniziare, ma poi, tutti sappiamo quanto lunghi e tortuosi (ma poi sorprendentemente semplici e lineari) possano essere i percorsi dell’anima.

Gilda Di Nardo


Bibliografia di riferimento:
Jabès E., “Uno straniero con, sotto il braccio,un libro di piccolo formato”,SE, Milano, 1991.
Rovatti A., “L’esercizio del silenzio” Raffaello Cortina Editore, 1992.
Tourraine A., “Libertà, uguaglianza, diversità”, Il Saggiatore.

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