giovedì 29 maggio 2014

Ansia

Dopo tanto tempo eccomi qui. Ho deciso di iniziare a postare qualche intervista a pazienti che si sono resi disponibili e che sono in vari momenti del loro percorso psicoterapeutico. E'un modo per parlare di psicoterapia vista dal punto di vista del paziente, per informare sull'intervento terapeutico e inoltre, per il paziente, di raccontarsi, esperienza di per sè terapeutica e liberatoria. Di seguito l'intervista, al prossimo post.
Io)Ciao Roberto, poi dirmi qualcosa di te e del momento in cui hai deciso di intraprendere una psicoterapia? Beh, si tratta oramai di due anni e mezzo fa, mi sembra così lontano quel periodo... Che dire, avevo sempre pensato che per andare in analisi fosse necessario un trauma, un incidente, un lutto...e invece in quel periodo tutto era come sempre, il lavoro, gli amici, le uscite il sabato. Solo che dentro mi sentivo sempre più soffocare, le consegne di lavoro mi mettevano un' ansia terribile, a volte mi sembrava davvero di morire, il fiato mi mancava e il cuore batteva a tremila...e in più stavo sviluppando delle fobie: guidare, usare prodotti che non conoscevo sia alimentari che cosmetici, o per la casa...tutto. E piano piano stavo incominciando a chiudermi in casa, ad evitare gli altri e stavo mettendo a rischio il rapporto con la mia ragazza, a 34 anni invece di godermela stavo iniziando una vera e propria prigione. IO)Avevi provato ad aprirti, a parlarne con qualcuno? Si, o meglio, ci ho provato; ma la vergogna era tanta mi sentivo anomalo e credevo che stessi impazzendo. Giusto con il mio migliore amico ero riuscito a parlarne un pò e con la mia ragazza,ma era difficile capire. Io)Qual'è stata la molla che è scattata per intraprendere la psicoterapia? La sensazione di malessere cresceva soltanto, stavo male, magari riuscivo a fingere a volte, ma molto spesso la situazione diveniva incontrollabile e mi sfogavo di continuo con i pochi che sapevano che mi dicevano di andare da qualche esperto, oltre che un peso per me ero diventato un tormento per loro. Poi un giorno, dovevo prendere la macchina per andare al lavoro e l'ansia mi ha assalito, sono rimasto fermo lì incapace di mettere in moto, poi sono sceso ho chiuso la macchina e sono risalito a casa per chiamare al lavoro ed avvisare che avrei preso un giorno. Ho capito che quello era il punto di non ritorno dovevo fare qualcosa ... Io)E così sei venuto da me? No prima ho consultato uno psichiatra così mi aveva detto di fare il medico di base. Ero divenuto un tormento anche per lui, così mi ha inviato da questo psichiatra che mi ha prescritto un farmaco e devo dire che sul momento la cosa è andata meglio riuscivo a calmarmi più facilmente, ma l'angoscia e le fobie restavano, anzi aumentavano. Poi ho contattato una psicologa, ho fatto un colloquio con lei ma mi sono sentito a disagio, ci sono andato un'altra volta e poi non ci sono più andato. Poi un collega mi ha dato il tuo recapito. Devo dire che appena mi sono seduto il mio pensiero è stato" e questa bimba come può aiutarmi?". Ridi, menomale, non voglio offenderti ma è ciò che ho pensato. Vengo da un contesto lavorativo molto formale, per lo più maschile, appena ti ho visto mi hai spiazzato, una donna con aspetto da ragazzina, mi son sentito accolto ma ero in dubbio che mi potessi aiutare. Io)Capisco, e come mai hai deciso di restare? Non so, avevo la netta sensazione che mi ascoltassi con interesse, mi hai dato tante informazioni e non mi hai solo fatto domande. Ricordo poi che al secondo incontro mi hai spiegato bene come funzionava una psicoterapia; io sono sempre stato scettico sulla psicologia e dintorni, ma quando mi hai detto che al momento ero guidato solo dall'ansia mentre ad un certo punto del percorso avrei potuto scegliere se farmi guidare dall'ansia o vivere accettando un livello gestibile di ansia, a volte, ho capito. Ho capito che avevo speranza di uscirne e che non si trattava di cambiare ma di riprendere la mia vita in mano, ero così preso dalla mia negatività che stavo vivendo da vittima degli eventi mentre la mia vita scorreva felice e tranquilla e io non me la godevo. Io)Ed ora come va? Non credo di esserne ancora fuori, di certo con te ho capito il motivo per cui la mia vita era come dire, andata in tilt. Riesco a riconoscere le strade che mi portano a star male e di certo quella negatività in cui mi ero rinchiuso è ben lontana. Guido, vivo, compro di tutto senza problemi e se mi viene la tentazione di non farlo rido di me stesso e penso alle tue parole. Ho imparato a gestire gli attacchi di ansia e così mi sento nuovamente padrone di me stesso, non solo perchè so dominare l'ansia ma perchè mi sento libero. Io)Credi sarebbe andata così anche senza psicoterapia? Non so, mi viene da dire di no, credo che al punto in cui ero sarebbe stato difficile farcela da solo, ma non posso esserne certo, forse ce l'avrei fatta forse no, certo grazie a te tutto ciò è avvenuto molto più in fretta credo e soprattutto sono riuscito a capirmi meglio e sento che sentirmi accompagnato mi aiuta sempre a considerare le possibilità e non a chiudermi le strade. Forse anche con i soli farmaci sarei stato meglio dopo un pò ma certo ora ho una serie di consapevolezze che prima non avevo e mi sento più forte. E poi ho compreso quanto è stupido sentirsi giudicati in certe situazioni, ti peggiora solo la vita. Grazie a te non mi sono sentito giudicato, certo tu lo fai di mestiere, ma mi hai fatto sentire ascoltato e compreso, non giudicato, sei stata così tranquilla e a volte delicatamente ironica che mi sono tranquillizzato; e meno mi sono giudicato io, più mi sono aperto con gli altri e questo mi ha aiutato. Io)Insomma è stato un percorso facile? E hai mai avuto ripensamenti? Beh facile non è l'aggettivo giusto. E'stato faticoso, impegnativo, ma liberatorio. Facile no, divertente a tratti, angosciante altre volte, ora che inizio a intravedere la fine è diventato più semplice, forse anche perchè ho più strumenti per affrontarlo. Ripensamenti ne ho avuti eccome; all'inizio quando i sintomi si sono attenuati ho detto " ok, basta così", ma poi mi son sentito come il maratoneta che si ferma già dopo aver indossato i panni per la corsa, soddisfatto dei panni che indossa ma non dell'esperienza che avrebbe dovuto vivere, e insieme a te ho considerato che forse sarei rimasto così come a guardare il traguardo senza raggiungerlo; e invece ho deciso che nella mia vita i traguardi li voglio raggiungere. Io)Altro che vorresti dire a me o a chi legge? A chi legge no, ho solo voluto raccontare la mia esperienza, magari serve già solo questo non voglio insegnare niente a nessuno. A te voglio solo dire che anche questo ripercorrere assieme questi due anni mi è servito, ho rivisto tanti momenti importanti, e anche quando tra un pò questo percorso sarà finito mi porterò appresso le tue parole.

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