sabato 31 maggio 2014

La risalita

Ecco un'altra delle interviste realizzate per parlare di psicoterapia dal punto di vista paziente, a presto.
Io)Ciao Sandro, allora, tu oramai hai finito il tuo percorso da tre anni; innanzitutto come va e che mi puoi dire di te e della tua psicoterapia? E si, ora ho 43 anni, quando son venuto da te ne avevo 37. Va bene devo dire, tutto procede. Quest'intervista è un tuffo nel passato e devo dire che è difficile per me aprirmi così, sapendo che molti leggeranno, lo sai, non è mai stato il mio forte. Io)Si, ricordo, racconta solo ciò che senti di poter raccontare, tranquillo. Ok. Avevo 37 anni, e qualcosa nella mia vita mi iniziava a ricordare il periodo in cui a 20 anni avevo avuto problemi con la cocaina. Era morto mio padre, mia madre non si riprendeva, io passavo da una storia all'altra e avevo bisogno di non fermarmi mai, il sesso, le serate musicali, mi facevo dare più turni possibili al lavoro, ricordo che avevo la sensazione che se non mi fossi fermato sarei stato bene. Ma nel frattempo ero esausto e spesso, se ero da solo, mi ritrovavo triste o arrabbiato, la mia stanza era sempre più sporca e caotica e a volte al lavoro ero poco attento e coinvolto dagli utenti che invece mi chiedevano attenzione. Una volta uno dei ragazzi della casa famiglia mi disse che aveva creduto che io ci tenessi a lui ma in quel periodo aveva capito che ero solo uno col cervello bruciato. Mi ricordo che per un attimo quell'affermazione mi fece male, ma poi fui contento che mi stessi riuscendo a distaccare da tutto e tutti. Io)Quindi non avevi intenzione di intraprendere una psicoterapia? No, infatti, mi era bastato il SERT a vent'anni e poi mi ero convinto che ce l'avrei sempre fatta da solo. Sono sempre stato affascinato dalla psicologia, ma pensavo come dire " va bene per gli altri, non per me" Io)E poi cos'è cambiato? Ero sempre più esausto, fiaccato dai miei ritmi e litigavo con tutti, ero sempre irritabile, mi sono rivisto sempre più vicino alla cocaina ed anche M. che era venuta da te e che conosco da ragazzina me l'ha fatto notare. Di lei mi sono sempre fidato, è stata una delle poche che invece di attaccarmi ha capito cosa mi stava succedendo e mi ha detto " tu non stai bene". Lei mi aveva raccontato di te e mi sono incuriosito, certo lei aveva problematiche ben diverse dalla mie, ma sentivo che da qualche parte dovevo partire, di qualcuno dovevo provare a fidarmi e così intanto mi volevo fidare di lei, poi avrei capito se fidarmi di te. Io)E così è iniziata l'avventura. Si. Stavo male, combattuto tra la voglia di continuare così e lo schifo per il vuoto e il malessere che mi stavo creando, oltre la paura di ricadere nella cocaina. Quando ti ho conosciuto mi sei piaciuta. Poi ricordo che i primi due incontri ero nervoso e silenzioso e tu non hai fatto una piega, sembrava ti andasse bene e non ero abituato a quest'atteggiamento da parte degli altri. Poi quando ho scoperto che hai scritto un libro sul silenzio sono scoppiato a ridere...Ma i primi incontri sono stati difficili...ricordo che dopo i primi due piuttosto silenziosi ho iniziato invece a parlare di tutto senza fermarmi e probabilmente senza dare un senso alle parole. Poi credo dopo sei sette incontri mi hai detto di prendermi una pausa, che ancora non riuscivo ad identificare per quale motivo ero da te e quindi non ti facevo una richiesta d'aiuto precisa; mi hai detto che immaginavi che ciò significasse o che non avevo un problema ma non combaciava col fatto che continuassi a venire da te o col fatto che stessi cercando di evitare il problema che avevo. Ricordo che da quell'incontro uscii nero, infuriato, deciso quasi a dimostrarti che ti sbagliavi, che non avevo un problema, ma invece dopo essermi calmato mi resi conto che non dovevo dimostrare niente a nessuno, se non a me, e che in fin dei conti ci avevi preso, perciò ero così arrabbiato. Ed ero arrabbiato anche perchè quando hai vent'anni ed hai un problemi tutti ti guardano solo come un ragazzino problematico, che forse ce la farà forse no, ma quando hai 37 anni ed hai una crisi, sembra che non sia legittimo ti guardano come un disperato. Ricordo che mi hai detto che lo sguardo degli altri lo possiamo solo affrontare, ma possiamo decidere come vivere. Io)E quell'incontro insomma è stato decisivo? Si, mi hai messo un paletto, un limite, mi hai aiutato a non prendermi in giro, si trattava di scegliere dove volevo stare e che vita volevo fare; era il limite che dovevo darmi e che stavo cercando, forse se tu non me lo avessi messo non sarei più venuto da te e sarei finito male. Io)E poi? E poi alti e bassi, momenti in cui ti provocavo, volevo attaccarti, ricordo, momenti in cui ...è difficile ammetterlo...ma come un bambino sentivo bisogno degli incontri per tornare in me, momenti in cui pensavo sarei stato dipendente da te per sempre, e poi piano piano sempre meglio, sentivo che quella era la mia ora, la mia strada per rimettermi in sesto. E tu non mi hai mai mollato, ogni volta mi hai aiutato a capire ed andare oltre. So che ho fatto tutto io, me lo hai detto tante volte, ma la tua presenza è stata fondamentale. Anche il fatto di farmi aiutare da una donna, credo per me sia stato importante, anche per migliorare il mio rapporto con le donne. Ricordo che in un periodo credevo anche di essermi invaghito di te, ma anche qui mi hai riportato in carreggiata, mi hai spiegato come avvengono queste cose in terapia e di lì mi si è aperto un mondo sul mio rapporto con le donne, ho capito tante cose...E poi ricordo che a un certo punto avevo iniziato a parlare così tanto che volevo sforare l'ora e tu ridendo mi dicevi che rimpiangevi quei primi incontri di silenzio! Tante volte anche la tua ironia mi ha aiutato, mi è servita a sdrammatizzare, un pò di leggerezza serve. Io)A distanza di tre anni dalla conclusione cosa ti resta? Un equilibrio ritrovato, la consapevolezza della mia fragilità e del modo in cui cerco di evitare i problemi, il fatto che ho imparato ad aprirmi ma amo parlare poco, ed anche il tuo suggerimento di fare anche e solo un percorso breve di terapia con un uomo. Mi rendo conto che il rapporto con mio padre e la sua prematura scomparsa hanno lasciato il segno....sto valutando di fare alcuni incontri con uno psicoterapeuta, credo che mi possano servire davvero. Comunque in definitiva ora mi sento di dire sto bene, vivo, prima fuggivo da tutto e tutti....Mi rendo conto che ora che sto meglio mi sono anche riavvicinato alle mie passioni, la musica, il nuoto, il trekking, sono cose che mi danno respiro non senso di soffocamento. Al lavoro ho avuto delle belle soddisfazioni, ho una ragazza fissa da un anno che è un record per me, sto mettendo insieme basi musicali, insomma è bello! Sia chiaro non so diventato un ottimista e non ci tengo ahahahah ma sto bene non so come altro dirlo! Senti, posso dirti una cosa? So che non ho detto nulla di specifico, ma nell'insieme per i miei gusti ho già detto tanto di me, può bastare così? Io)Hai detto tanto, è vero, hai detto evidentemente tutto ciò che è stato significativo, va benissimo; era esattamente ciò che ti chiedevo, spiegare perchè per te il tuo percorso ha funzionato, va bene così grazie. Un'ultima domanda, un titolo per quest'intervista? La risalita? Io)Va bene, grazie.

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