martedì 16 settembre 2014

Post dolce amaro: Il lutto

Abbandono, per tornarci più avanti, le interviste ai pazienti per parlare dell' argomento lutto. In psicologia questo termine viene usato anche per indicare una qualsiasi forma di separazione, ma qui voglio parlare proprio del lutto inteso come morte. Pochi mesi fa ho perso mio padre, in seguito ad un cancro. E così dalla teoria del lutto, che teoricamente conoscevo molto bene, sono passata a sperimentare la pratica; so bene, vista la mia pratica clinica che a volte il lutto rappresenta un'esperienza insormontabile per alcuni. Si sa, si immagina, che perdere qualcuno possa essere terribile, ma l'esperienza è sempre più tristemente sorprendente e a volte paralizzante per alcuni. Nella mia esperienza personale le nozioni che possedevo non hanno certo soffocato o fatto diminuire il dolore; di certo però in questa dolorosa esperienza che ancora sto attraversando ho sempre avuto la sensazione di vedere che ciò che avevo sempre letto e studiato mi stava accadendo, e questo mi ha aiutato e mi aiuta ancora ad essere convinta che ogni giorno andrà sempre un pò meglio e che il dolore non finirà, ma diverrà tollerabile. Il ricordo sarà sempre dolce e profondamente amaro allo stesso tempo, ma la vita va avanti, ed ogni giorno si può solo andare avanti e "correggere il tiro". Proprio nella convinzione che a qualcuno, proprio come son servite a me, possano essere utili delle nozioni sul lutto le condivido, qui di seguito, mandando da queste righe un sorriso di comprensione a tutti coloro che in questo momento stanno lasciando andare ho hanno dovuto lasciare andare qualcuno e si imbattono in questo blog. L'esperienza del lutto impatta su di noi a vari livelli: a livello cognitivo: difficoltà di concentrazione, lievi stati confusionali, disorientamento, illusioni sensoriali, idee suicidarie transitorie, pensieri ricorrenti relativi al proprio caro e alle circostanze della sua morte; a livello emozionale: paura, rabbia, solitudine, tristezza, disperazione, stordimento; a livello comportamentale: pianto, disturbi del sonno, diminuzione delle attività quotidiane;isolamento, disturbi del comportamento alimentare, dipendenza dagli altri; a livello somatico: diminuzione dell’energia, dolori muscolari, sintomi somatici d’ansia (tachicardia, vertigini, cefalea, ecc.), alterazioni dell’attività neuroendocrina e immunitaria; a livello relazionale: questo livello viene coinvolto a seguito di tutte le manifestazioni elencate, in quanto l’individuo si muove in un contesto sociale che è composto dalla famiglia, dai colleghi, dagli amici e anche in base alle risposte degli altri ai sintomi si profilerà l’intero percorso del lutto. Quanto detto sopra non è detto che si manifesti in ogni sfumatura, ma di certo è sopraelencate una descrizione che rappresenta molte delle possibili reazioni al lutto. Gli autori che principalmente si sono occupati dello studio del “processo” del lutto sono E. Kubler-Ross, C.M. Parkes e J.W. Worden. Elisabeth Kubler-Ross, una psichiatra svizzera, dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti ha maturato una profonda conoscenza della malattia terminale lavorando presso il Billings Hospital di Chicago. L’appassionato e continuativo lavoro a contatto quotidiano con la morte, le ha permesso di teorizzare l’evoluzione del processo del lutto in un modello conosciuto in tutto il mondo. Molto note sono le “Fasi” del lutto enunciate dalla Kubler-Ross ed esemplificate nello schema seguente: NEGAZIONE Shock e stordimento per la morte, ricerca nel proprio ambiente di rumori o presenze del proprio caro PATTEGGIAMENTO Speranza nel ritorno del proprio caro, fare promesse affinché questo possa accadere RABBIA Frustrazione, rabbia verso il destino, il mondo, gli altri DEPRESSIONE Profonda tristezza e dolore per la realtà e l’irrimediabilità della morte ACCETTAZIONE Riorganizzazione e ritorno alla vita conservando i ricordi, senza che questo determini un dolore insopportabile Le fasi, generalmente, si presentano nell’ordine descritto ma possono anche seguire un ordine differente, alternarsi, sovrapporsi e ripetersi nel corso del tempo; questo perché la risposta emotiva agli eventi negli esseri umani non ha sempre un decorso preordinato. Colin Murray Parkes, psichiatra inglese, si è principalmente occupato del lavoro sul lutto. Dal 1966 ha lavorato presso l’Hospice del St. Christopher dove ha creato il primo servizio dedicato all’elaborazione del lutto. Anche Parkes ha evidenziato un percorso in fasi di elaborazione:  STORDIMENTO Shock, negazione, sentimenti di irrealtà, che durano ore o giorni RICERCA Intensa ricerca del congiunto, pianto, ansia da separazione, rabbia e irritabilità, auto-accuse, perdita di autostima e del senso di sicurezza DISORGANIZZAZIONE E DISPERAZIONE Apatia, disperazione, isolamento e ritiro dalla vita sociale, senso di mutilazione RIORGANIZZAZIONE E GUARIGIONE Graduale ritorno alla vita, ricomparsa di interessi e del desiderio di pianificare il proprio futuro J. William Worden psicologo presso il Massachusetts General Hospital, ha concentrato le sue ricerche sul suicidio, la cura dei malati terminali, la psiconcologia e il lutto. Worden pone in evidenza quelli che ritiene essere gli obiettivi del lavoro sul lutto:  ACCETTAZIONE DELLA REALTA’ DELLA PERDITA Confrontarsi con la realtà della perdita e superare la normale tendenza a negare l’evento della morte ELABORAZIONE DEL DOLORE DEL LUTTO Sperimentare il dolore e i sentimenti di depressione, isolamento, vuoto legati alla perdita del proprio caro ADATTAMENTO AD UNA REALTA’ NELLA QUALE IL PROPRIO CONGIUNTO NON C’E’ PIU’ Sviluppare nuove capacità per adattarsi ai nuovi ruoli, al nuovo senso di sé e del mondo DARE UN NUOVO SPAZIO AL PROPRIO CARO E PROSEGUIRE NEL PROPRIO PERCORSO DI VITA Trovare un luogo nella propria vita interiore dove il proprio caro è presente, pensarlo con un senso di tristezza ma non più con sentimenti di disperazione intollerabili Mi fermo qui con l'insieme delle nozioni e chiudo con una citazione che a me è piaciuta molto: "Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. Il dolore fa due cose: Ti insegna, ti dice che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro. Jim Butcher"

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